Abstract
Perché la musica? Le quattro cause dell’estetica musicale
La riflessione filosofica sulla musica sembra non riuscire a discostarsi dalla continua riproposizione dell’interrogativo sul senso della costruzione sonora. La domanda che più o meno esplicitamente ci si pone è: “di che cosa parla la musica?”. La musica pare infatti un geroglifico, un segno misterioso proveniente da un mondo lontano di cui è nostro compito scoprire il significato. Si perde così l’occasione di considerare la musica in una prospettiva dinamica, in cui l’agire musicale e il fatto sonoro rappresentano i due poli di un fenomeno complesso. Una volta ricostruito lo status questionis dell’interrogazione filosofica intorno alla musica, proveremo a evitare il consueto movimento verso la questione del senso (para)linguistico della musica, volgendoci piuttosto a un altro quesito, meno frequente ma non per questo meno pressante: perché la musica?
Partendo dall’analisi di due illustri precedenti (quello di Luciano Berio e quello, più recente, di Francis Wolff), tenteremo di rispondere all’interrogativo intorno al perché seguendo le diverse direzioni indicate dalla dottrina aristotelica delle quattro cause (materiale, formale, efficiente, finale). Assumeremo dunque lo schema aristotelico nella sua radicalità e lo applicheremo integralmente all’agire musicale, cercando di mettere in luce come molte delle riflessioni sulla filosofia della musica non abbiano fatto altro che seguire, almeno parzialmente, un simile progetto.
L’itinerario proposto dalle quattro cause prenderà in considerazione la musica sotto le due specie dell’opera (ergon) e dell’azione (energeia) musicali, esaminandone tanto la dimensione poietica quanto quella pratica. In questa prospettiva, si cercherà di mettere in evidenza la dimensione etico-antropologica dell’interrogativo intorno al perché della musica, cercando di ampliare l’indagine sul senso della costruzione sonora in direzione di un’analisi dell’agire musicale.